lunedì 19 agosto 2019


The Dark Side of the Moon: la poetica dell'inconscio




E' oggettivamente difficile stilare una lista degli album che maggiormente hanno influenzato il panorama musicale e commerciale (dal punto di vista delle vendite)... anche se una classifica è stata effettivamente stilata.

Eppure, c'è sempre un qualcosa che divide il puro successo monetario da quella che è la vera essenza di quell'album, spesso assumendo sia l'una che l'altra caratteristica.

"The Dark Side of the Moon" è un esempio di ciò.


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Il lato oscuro della Luna


A partire dal 1972, i Pink Floyd (nella formazione: Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright) passano intere settimane nella realizzazione della loro nuova fatica: un concept album che racchiuda in sé l'essenza della natura umana, in tutti i suoi vizi e le sue virtù.

E' così che nasce "The Dark Side of the Moon"; c'è un filo rosso che collega ogni canzone, ogni sfera della mente attraverso un sentiero fatto di luci e ombre, nuove sonorità ed effetti binaurali, fino a raggiungere la parte più oscura e misteriosa del nostro essere (l' "inconscio", come la definirebbe Sigmund Freud).
I Pink Floyd (da sinistra: Richard Wright, David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason)
La consapevolezza del tempo che scorre inesorabile, la paura di volare (in particolare di Wright), l'avidità per il materiale: ogni caratteristica dell'uomo è analizzata in ogni composizione, che fluiscono l'una dietro l'altra senza alcuna interruzione.Nota, inoltre, è l'allusione al compianto (ma all'epoca non ancora deceduto) ex-membro e fondatore della band, Syd Barrett, allontanato dal gruppo, dopo la realizzazione di "A Saucerful of Secret", a causa della sua instabilità mentale dovuta principalmente all'assunzione di sostanze stupefacenti-psichedeliche.L'anima della band, fino a quel periodo, era stata la sua figura, una sorta di "musicista maledetto", vero autore delle canzoni e precursore di quello che verrà denominato come "genere space-rock" (a cui appartengono "Astronomy Domine", "Interstellar Overdrive" e "Set the Controls for the Heart of the Sun").

Barrett aveva scoperto, in qualche modo, qualcosa che gli altri non avevano compreso e nemmeno postulato: egli aveva messo piede sul lato oscuro della Luna... e non ne sarebbe mai più uscito.



Genesi e caratteristiche


Era il 10 Marzo del 1973, quando i Pink Floyd pubblicarono negli States il loro ottavo album in studio, "The Dark Side of the Moon".
Da sempre, la celebre band britannica si era cimentata in sperimentazioni musicali, divenute il loro fattore caratterizzante.

I testi presenti nell'album sono stati scritti da Roger Waters; il titolo dell'opera fa riferimento, come già detto, al "lato oscuro" dell'animo umano, ovvero quello irrazionale. 

Syd Barrett, the man Roger Waters contended to be ‘one of the three best songwriters in the world’.
Syd Barrett
Ogni tema trattato (spiccano il "conflitto interiore", lo "scorrere del tempo" e la morte) si ricollega al crollo psicofisico di Syd Barrett.

L'album nacque da alcune sperimentazioni del tour del 1971 ("Time" è la canzone in cui si esse si avvertono di più), mentre le registrazioni vennero fatte tra il '72 e il '73.


Molte tecniche innovative per l'epoca furono utilizzate dai quattro: una fra queste, i nastri magnetici in loop. 

Soprattutto grazie alle caratteristiche appena descritte, è considerato uno dei migliori album di maggior successo per la band e uno dei più venduti nel mondo.

Come avevo prima accennato, fu durante il tour del '71, di "Meddle", che la band si mise al lavoro su un nuovo album. 
Quello che si andava creando doveva, secondo i quattro, essere chiaro, diretto e il messaggio che intendevano lanciare doveva essere provocatorio.                    Fu proprio Waters il "provocatore" principale dell'album. 
Il progetto, tuttavia, si dimostrò arduo fin da subito: si voleva inglobare la nuova "fatica" nel tour del precedente, il primo a proporre al pubblico un album intero.

Inoltre, la storia del titolo è curiosa: già i Medicine Head lo avevano infatti già utilizzato, motivo per cui in seguito fu cambiato momentaneamente in "Eclipse".
Poi, a causa dello scarso successo di questa scelta, fu nuovamente utilizzato il titolo passato alla storia.

Pink Floyd (PF031JF)
La band durante il "The Dark Side of the Moon Tour" (Londra, UK, 1974)
Per di più, il materiale utilizzato in diverse canzoni era quello di scarto dei precedenti lavori.

La band, durante il periodo di "rodaggio" dell'album, provò al Rainbow Theatre e anche in un magazzino dei Rolling Stones.
Le critiche furono, tutto sommato, positive.
L'album presenta importanti tematiche filosofiche e, insieme al precedente ("Meddle"), rappresentò una svolta, rispetto ai primi anni della band (quelli caratterizzati dalla figura tormentata di Barrett e dal suo rock psichedelico.

Le varie tracce dell'album rappresentano vari stadi dell'animo umano; l'album inizia e termina col suono del battito cardiaco, simbolo di "empatia", secondo Waters.


Le canzoni e le loro tematiche


 On the run, brano strumentale, è incentrato sull'ansia provocata dalla paura di volare (Wright) ed è ambientato in un aeroporto.
Time parla invece dello scorrere inesorabile del tempo, quindi della vita; inoltre, con questo pezzo, i Floyd vogliono "avvertire" coloro che  lo ascoltano di non soffermarsi sugli aspetti mondani della vita.
Anche Speak to me e Breathe si soffermano sul tema precedentemente citato su quanto sia importante vivere in pieno la vita.
La penultima traccia del lato A è Breathe (reprise) che affronta i temi del ritiro e della solitudine tipici della vecchiaia.
L'ultima traccia di questo lato è una metafora della morte: The Great Gig in the sky, per la quale, durante il tour, al posto delle parti parlate, venivano letti passi della Bibbia.

Nel lato B, invece, vengono affrontati nuovi temi: il "consumismo" con Money (la canzone che ha avuto il maggior successo commerciale ed è stata ripresa da più gruppi), l' "etnocentrismo" con Us and Them, i disturbi mentali con Brain damage e, infine, l' "alterità" con Eclipse, che chiude l'album. 


Se "Il Mago di Oz" incontrasse i Pink Floyd...



Il processo di registrazione 


Le registrazioni avvennero tra il 1972 e il 1973 negli Abbey Road Studios; come tecnico fu assunto Alan Parsons (già fonico dei Beatles).


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Alan Parsons, fonico dei Beatles e dei Pink Floyd.
Sarà protagonista di una brillante carriera da solista.
Tra le molte voci che girano riguardo a questo pietra miliare, nel 2003 Gilmour, durante un'intervista, ne smentì una seconda la quale, per il processo di registrazione, ci sarebbero voluti due anni perché Waters andava spesso a vedere giocare l'Arsenal Football Club, mentre il resto della band preferiva guardare i Monty Python alla televisione.

Per l'album furono utilizzati sintetizzatori, sonorità più o meno consuete e anche un effetto "cross-fade".
Nei crediti compare anche il nome di Clare Torry, cantante che collaborò con la band per "The Great Gig in the sky".
Nonostante l'esitazione iniziale della ragazza, a fine registrazione la band era entusiasta del materiale, ma Torry, nel 2004, citò i quattro in giudizio, poiché non le furono riconosciute le royalties. 
Vinse la ragazza, che dal 2005 è inserita nei crediti.
Waters, una sera a fine registrazioni, chiamò alcuni tra i presenti, chiedendo loro di rispondere ad alcune domande: queste riguardavano tematiche leggere e alcune più serie (l'odio, l'amore...).
Le risposte furono registrate e utilizzate successivamente per le parti di parlato che si sentono per tutto l'album.
ESEMPIO: (Adamson) "I've been mad for fucking years, absolutely, years".


I quattro membri del gruppo avevano pareri discordi sul missaggio finale, ma Thomas successivamente smentì il tutto, dicendo invece che fosse presente, tra tutti, molta creatività.
Egli stesso fu responsabile di importanti cambiamenti.


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(Da sinistra) Mason, Waters e Gilmour durante la registrazione di "Meddle"
E' tuttavia strano che nelle copie in CD, nella parte finale, si possa ascoltare "Ticket to Ride" dei Beatles: ciò è dovuto, probabilmente, a un errore di rimasterizzazione.

Per quanto riguarda la copertina, dopo vari disegni presentati, fu scelto da tutti e quattro i membri quello del prisma, ideato da Storm Thorgerston.







Successo


Nel 2015, l'album è stato definito dalla rivista "Rolling Stones" come uno dei migliori album "progressive".

Una cosa, in ogni caso, è certa: quest'album ha inevitabilmente cambiato il concetto di rock e progressive rock.


Articolo a cura di Azaria Scavuzzo e Martina Pieraccini







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