giovedì 22 agosto 2019

Farrokh/Freddie: storia di una leggenda

(articolo a cura di Martina Pieraccini)




I primi anni e l'approccio alla musica


Niente si può dire sul fatto che in pochi sono riusciti a rubare la scena e cambiare per sempre il panorama musicale come Freddie Mercury.

Nasceva il 5 settembre del 1946, in Tanzania, nell'isola di Zanzibar a Stone Town (all'epoca un protettorato britannico), il piccolo Farrokh Bomi Bulsara. I suoi genitori, Bomi e Jer, erano indiani parsi, di religione zoroastriana. Migrarono in Tanzania dalla regione indiana del Gujarat, a causa del lavoro di Bomi, che era cassiere per la Segreteria di Stato per le Colonie. Fin da piccolo iniziò ad emergere, vincendo a pochi mesi un concorso fotografico. 
Sei anni dopo nacque sua sorella Kashmira. Come la madre nacque con quattro denti in più, caratteristica distintiva del cantante. 


All'età di 7 anni fu mandato a studiare alla St. Peter's Boys School, un collegio a Panchgani presso Mumbai, dove avrebbe vissuto con la nonna e la zia. A scuola i coetanei iniziarono a chiamarlo "Freddie". Iniziò a distinguersi nelle materie artistiche e negli sport, diventando un abile pugile, oltre che velocista. Proprio in collegio iniziò a rivolgersi verso i coetanei, chiamandoli "caro". Dimostrò interesse nella musica e il preside della scuola, aumentando la sua retta scolastica, gli permise di prendere lezioni di piano, arrivando al 4° livello. Entrò anche nel coro scolastico.
Insieme ad altri quattro compagni mise su un gruppo i "The Hectics", esibendosi durante le feste scolastiche. Non passando agli esami del nono anno  lasciò il collegio per andare a studiare alla St. Mary's School a Mumbai.

Nel 1964 con la rivoluzione di Zanzibar (da cui si formerà lo stato della Tanzania) fu costretto a trasferirsi con la famiglia in Inghilterra, nel Middlesex, all'età di 18 anni. Continuò la sua formazione alla Isleworth Polytechnic e tavolta svolse diversi impieghi nel vicino aeroporto. 
Prendendo il massimo di voti, nel '66 fu ammesso alla Ealing Art College a Londra, dove si iscrisse ad Art e Graphic Design. Si trasferì in un appartamento a Kensington con un amico. 
Creò una linea di abbigliamento vintage e scrisse vari articoli per un periodico. Iniziò in questi anni a suonare la chitarra.


Fu al college che conobbe Tim Staffel, voce principale e bassista degli "Smile" di cui facevano parte anche Brian May e Roger Taylor.
Poco dopo il diploma si unì agli "Ibex", una band di Liverpool, ma economicamente non andò bene. Insieme a Taylor iniziò a lavorare come impiegato a Kensington Market. Quando gli "Ibex" si sciolsero, la sera stessa Freddie fu invitato a suonare alcuni brani degli "Smile" insieme a May e Taylor. Provò ad entrare nella band fallendo più volte. Provò quindi a recuperare gli "Ibex", rinominandoli "Wreckage", senza tuttavia ottenere il successo sperato. 
Iniziò poco dopo ad esibirsi con i "Sour Milk Sea", dopo aver letto un loro annuncio, dove cercavano un cantante. Il suo carattere esuberante tuttavia provocò la rottura del gruppo. Dopo l'ennesimo "flop" Staffel lasciò gli "Smile" e Freddie ottenne il posto tanto a lungo sperato nella band. I tre decisero di formare una nuova band, che su suggerimento di Freddie si chiamò "Queen".









God save the Queen


Nel 1970 la band iniziò a cercare un bassista e contemporaneamente Freddie cambiò legalmente il suo nome in "Freddie Mercury". Iniziò una relazione con Mary Austen, ex ragazza di May che lavorava da Biba. 
Soltanto nel 1971 la band fu completata con l'aggiunta di John Deacon al basso. L'anno successivo Freddie disegnò anche il logo del gruppo, p
er il quale si ispirò al logo della famiglia reale, aggiungendo i segni zodiacali della band: due leoni (May e Taylor), un cancro (Deacon) e la vergine (Mercury). 
Sotto lo pseudonimo di "Larry Lurex" pubblicò delle cover. La band fece il primo tour in Cornovaglia e l'anno successivo riuscirono, vendendo il loro furgone, a registrare il loro primo album "Queen".Freddie iniziò ad essere sempre più consapevole del proprio orientamento sessuale e mise fine alla relazione con la Austen, con la quale viveva da sette anni e alla quale aveva chiesto di sposarlo.Freddie si trasferì a Stafford Terrace e fece in modo che lei si trasferisse nella casa adiacente per potersi vedere dalla finestra.
Freddie a metà anni '70, sempre più influenzato dal "glam rock", divenne sempre più eccentrico, portando i capelli lunghi, abiti appariscenti e dello smalto nero alle unghie. Iniziò insieme a May a vestire sempre di bianco e nero durante i concerti, oltre a bere champagne, che versavano sulla folla. Concludevano ogni concerto cantando "God save the Queen", inno del Regno Unito.

I primi dieci anni della band furono stravaganti, eccentrici e ben accolti dal pubblico, che gradiva l'intrapendenza di Freddie. Nel '74 si dichiarò "gay come un narciso" durante un'intervista.
Nel 1975 la band pubblicò "A night at the opera", che consacrò la band e il loro stile eclettico, merito soprattutto di Freddie. Solo per le registrazioni di "Bohemian Rhapsody" ci vollero tre settimane e per questo l'album fu presentato in ritardo. Durante il tour per l'album la band visitò il Giappone, la cui cultura influenzò molto Freddie.Iniziò infatti la propria collezione privata, divenuta poi una delle più grandi, di xilografie.
In questi anni che ebbe una relazione con David Minns, amministratore di una casa discografica. Tra il '78 e il '79 ebbe una relazione con Joe Fanelli, suo chef privato e successivamente con Wayne Sleep, ballerino.                          


Si esibì nel '79 insieme al Royal Ballet, che seguiva e ammirava fin da ragazzo al London Coliseum per beneficenza.Seguendo la moda "Castro clone", tipica della comunità omosessuale, nel '80 si tagliò i capelli, facendosi invece crescere i baffi.Si trasferì a Monaco di Baviera la cui vita notturna lo influenzò al punto di iniziare a pensare a un'eventuale carriera da solista.Fu probabilmente in questi anni che Freddie contrasse l'HIV, senza curarsene.Dopo l'uscita di "Hot Space" iniziarono a formarsi delle discrepanze tra i quattro, che non si riconoscevano nell'album pubblicato e decisero di dividersi.Freddie collaborò alla realizzazione della nuova colonna sonora di "Metropolis" con Giorgio Moroder.L'anno successivo si trasferì a New York e successivamente riunì il gruppo, col quale pubblicò "The works". Tornò a Londra, dove si trasferì in una grande villa, soprannominata da lui "Garden Lodge", dove viveva coi suoi dieci gatti. Alla sua preferita, Delilah, dedicò l'omonima canzone.





















"Mama, just killed a man"...



Nel 1985 la band partecipò a "Rock in Rio", dove suonarono davanti a 250.000 persone, un record per l'epoca e il cui momento principale fu il duetto tra Freddie e il pubblico sulle note di "Love of my life". Nello stesso anno parteciparono anche al "Live Aid", concerto al quale parteciparono i più importanti artisti dell'epoca per ricavare fondi pro Etiopia    (colpita da una carestia).I venti minuti della loro performance sul palco del Wembley Stadium fecero dei "Queen" e Freddie delle leggende. Conobbe il parrucchiere Jim Hutton, che rimase con lui per sette anni fino alla morte.


Nello stesso anno uscì "Mr. Bad Guy", il suo primo album da solista, di genere pop e disco dance.Fu nel '86 che Freddie indossò in concerto al Wembley Stadium la celebre giacca gialla e, finito ogni concerto, cantò "God Save the Queen" indossando una corona e un mantello.Poco dopo avrebbe tenuto il suo ultimo concerto nel parco di Knebworth. Infatti, accusando problemi di salute fece delle analisi l'anno successivo, che diedero conferma dell'AIDS. Freddie continuò a negare di aver contratto la malattia, fatto per cui fu criticato.






Formatisi inoltre dei noduli alle corde vocali per il fumo, iniziò a cantare sempre più spesso usando estensioni baritonali. Nonostante ciò in molti dicono potesse raggiungere un'estensione di quattro ottave.

Nel '87 conobbe il ballerino Rudolf Nureev ("Nureyev") col quale ebbe una relazione basata su incontri segreti e lettere.
Nel '88 pubblicò il singolo "Barcelona" insieme al soprano spagnolo Monserrat Caballè; venne usato per i giochi olimpici di Barcellona nel '92.
Freddie decise di tagliarsi fuori dalla vita pubblica e ritirarsi a "Garden Lodge".





Gli ultimi anni... e la gloria eterna


Nel '90 fece la sua ultima apparizione televisiva e si trasferì a Montreux in Svizzera, dove continuò a registrare. L'ultima canzone registrata fu "Mother Love", che non riuscì a concludere per la malattia.
Tornato a Londra consegnò al manager "Miami" un comunicato stampa ufficiale, dove dichiarava la propria malattia.


Morì il 24 novembre del 1991 a 45 anni.
Il funerale, svolto secondo il rito zoroastriano, fu celebrato tra pochi intimi. Fu cremato e le ceneri furono affidate alla Austen che le gettò in segreto nel luogo scelto dal cantante.
Nel '92 si tenne il "Freddie Mercury Tribute Concert" al Wembley Stadium; il ricavato andò al "The Mercury Phoenix Trust", associazione fondata da Deacon, May e Taylor per finanziare delle cure pro AIDS. Nel '95 fu pubblicato "Made in Heaven", ultimo album registrato dal cantante.
In Svizzera nel '96 fu inaugurata da suo padre e la Caballè una sua scultura sul Lago Lemano.

Nel mondo lo rappresentano oltre 100 sculture.





Ogni anno i fan si recano in Svizzera il primo fine settimana di settembre per il "Freddie Mercury Montreux Memorial Day".
Nel 2006, le celebrazioni per il suo 60esimo compleanno a Zanzibar furono annullate, poichè avendo cambiato nome ed essendo omosessuale, non era conforme all'Islam.
Esiste una razza di rosa gialla, la sua preferita, che porta il suo nome.
Nel 2016 l'asteroide 17473, scoperto nel '91 quando morì Freddie, fu nominato "17437 Freddiemercury" in suo onore.
Nel 2017 iniziarono le riprese di un biopic su Freddie e i "Queen", uscito nelle sale a fine 2018.





lunedì 19 agosto 2019


The Dark Side of the Moon: la poetica dell'inconscio




E' oggettivamente difficile stilare una lista degli album che maggiormente hanno influenzato il panorama musicale e commerciale (dal punto di vista delle vendite)... anche se una classifica è stata effettivamente stilata.

Eppure, c'è sempre un qualcosa che divide il puro successo monetario da quella che è la vera essenza di quell'album, spesso assumendo sia l'una che l'altra caratteristica.

"The Dark Side of the Moon" è un esempio di ciò.


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Il lato oscuro della Luna


A partire dal 1972, i Pink Floyd (nella formazione: Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright) passano intere settimane nella realizzazione della loro nuova fatica: un concept album che racchiuda in sé l'essenza della natura umana, in tutti i suoi vizi e le sue virtù.

E' così che nasce "The Dark Side of the Moon"; c'è un filo rosso che collega ogni canzone, ogni sfera della mente attraverso un sentiero fatto di luci e ombre, nuove sonorità ed effetti binaurali, fino a raggiungere la parte più oscura e misteriosa del nostro essere (l' "inconscio", come la definirebbe Sigmund Freud).
I Pink Floyd (da sinistra: Richard Wright, David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason)
La consapevolezza del tempo che scorre inesorabile, la paura di volare (in particolare di Wright), l'avidità per il materiale: ogni caratteristica dell'uomo è analizzata in ogni composizione, che fluiscono l'una dietro l'altra senza alcuna interruzione.Nota, inoltre, è l'allusione al compianto (ma all'epoca non ancora deceduto) ex-membro e fondatore della band, Syd Barrett, allontanato dal gruppo, dopo la realizzazione di "A Saucerful of Secret", a causa della sua instabilità mentale dovuta principalmente all'assunzione di sostanze stupefacenti-psichedeliche.L'anima della band, fino a quel periodo, era stata la sua figura, una sorta di "musicista maledetto", vero autore delle canzoni e precursore di quello che verrà denominato come "genere space-rock" (a cui appartengono "Astronomy Domine", "Interstellar Overdrive" e "Set the Controls for the Heart of the Sun").

Barrett aveva scoperto, in qualche modo, qualcosa che gli altri non avevano compreso e nemmeno postulato: egli aveva messo piede sul lato oscuro della Luna... e non ne sarebbe mai più uscito.



Genesi e caratteristiche


Era il 10 Marzo del 1973, quando i Pink Floyd pubblicarono negli States il loro ottavo album in studio, "The Dark Side of the Moon".
Da sempre, la celebre band britannica si era cimentata in sperimentazioni musicali, divenute il loro fattore caratterizzante.

I testi presenti nell'album sono stati scritti da Roger Waters; il titolo dell'opera fa riferimento, come già detto, al "lato oscuro" dell'animo umano, ovvero quello irrazionale. 

Syd Barrett, the man Roger Waters contended to be ‘one of the three best songwriters in the world’.
Syd Barrett
Ogni tema trattato (spiccano il "conflitto interiore", lo "scorrere del tempo" e la morte) si ricollega al crollo psicofisico di Syd Barrett.

L'album nacque da alcune sperimentazioni del tour del 1971 ("Time" è la canzone in cui si esse si avvertono di più), mentre le registrazioni vennero fatte tra il '72 e il '73.


Molte tecniche innovative per l'epoca furono utilizzate dai quattro: una fra queste, i nastri magnetici in loop. 

Soprattutto grazie alle caratteristiche appena descritte, è considerato uno dei migliori album di maggior successo per la band e uno dei più venduti nel mondo.

Come avevo prima accennato, fu durante il tour del '71, di "Meddle", che la band si mise al lavoro su un nuovo album. 
Quello che si andava creando doveva, secondo i quattro, essere chiaro, diretto e il messaggio che intendevano lanciare doveva essere provocatorio.                    Fu proprio Waters il "provocatore" principale dell'album. 
Il progetto, tuttavia, si dimostrò arduo fin da subito: si voleva inglobare la nuova "fatica" nel tour del precedente, il primo a proporre al pubblico un album intero.

Inoltre, la storia del titolo è curiosa: già i Medicine Head lo avevano infatti già utilizzato, motivo per cui in seguito fu cambiato momentaneamente in "Eclipse".
Poi, a causa dello scarso successo di questa scelta, fu nuovamente utilizzato il titolo passato alla storia.

Pink Floyd (PF031JF)
La band durante il "The Dark Side of the Moon Tour" (Londra, UK, 1974)
Per di più, il materiale utilizzato in diverse canzoni era quello di scarto dei precedenti lavori.

La band, durante il periodo di "rodaggio" dell'album, provò al Rainbow Theatre e anche in un magazzino dei Rolling Stones.
Le critiche furono, tutto sommato, positive.
L'album presenta importanti tematiche filosofiche e, insieme al precedente ("Meddle"), rappresentò una svolta, rispetto ai primi anni della band (quelli caratterizzati dalla figura tormentata di Barrett e dal suo rock psichedelico.

Le varie tracce dell'album rappresentano vari stadi dell'animo umano; l'album inizia e termina col suono del battito cardiaco, simbolo di "empatia", secondo Waters.


Le canzoni e le loro tematiche


 On the run, brano strumentale, è incentrato sull'ansia provocata dalla paura di volare (Wright) ed è ambientato in un aeroporto.
Time parla invece dello scorrere inesorabile del tempo, quindi della vita; inoltre, con questo pezzo, i Floyd vogliono "avvertire" coloro che  lo ascoltano di non soffermarsi sugli aspetti mondani della vita.
Anche Speak to me e Breathe si soffermano sul tema precedentemente citato su quanto sia importante vivere in pieno la vita.
La penultima traccia del lato A è Breathe (reprise) che affronta i temi del ritiro e della solitudine tipici della vecchiaia.
L'ultima traccia di questo lato è una metafora della morte: The Great Gig in the sky, per la quale, durante il tour, al posto delle parti parlate, venivano letti passi della Bibbia.

Nel lato B, invece, vengono affrontati nuovi temi: il "consumismo" con Money (la canzone che ha avuto il maggior successo commerciale ed è stata ripresa da più gruppi), l' "etnocentrismo" con Us and Them, i disturbi mentali con Brain damage e, infine, l' "alterità" con Eclipse, che chiude l'album. 


Se "Il Mago di Oz" incontrasse i Pink Floyd...



Il processo di registrazione 


Le registrazioni avvennero tra il 1972 e il 1973 negli Abbey Road Studios; come tecnico fu assunto Alan Parsons (già fonico dei Beatles).


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Alan Parsons, fonico dei Beatles e dei Pink Floyd.
Sarà protagonista di una brillante carriera da solista.
Tra le molte voci che girano riguardo a questo pietra miliare, nel 2003 Gilmour, durante un'intervista, ne smentì una seconda la quale, per il processo di registrazione, ci sarebbero voluti due anni perché Waters andava spesso a vedere giocare l'Arsenal Football Club, mentre il resto della band preferiva guardare i Monty Python alla televisione.

Per l'album furono utilizzati sintetizzatori, sonorità più o meno consuete e anche un effetto "cross-fade".
Nei crediti compare anche il nome di Clare Torry, cantante che collaborò con la band per "The Great Gig in the sky".
Nonostante l'esitazione iniziale della ragazza, a fine registrazione la band era entusiasta del materiale, ma Torry, nel 2004, citò i quattro in giudizio, poiché non le furono riconosciute le royalties. 
Vinse la ragazza, che dal 2005 è inserita nei crediti.
Waters, una sera a fine registrazioni, chiamò alcuni tra i presenti, chiedendo loro di rispondere ad alcune domande: queste riguardavano tematiche leggere e alcune più serie (l'odio, l'amore...).
Le risposte furono registrate e utilizzate successivamente per le parti di parlato che si sentono per tutto l'album.
ESEMPIO: (Adamson) "I've been mad for fucking years, absolutely, years".


I quattro membri del gruppo avevano pareri discordi sul missaggio finale, ma Thomas successivamente smentì il tutto, dicendo invece che fosse presente, tra tutti, molta creatività.
Egli stesso fu responsabile di importanti cambiamenti.


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(Da sinistra) Mason, Waters e Gilmour durante la registrazione di "Meddle"
E' tuttavia strano che nelle copie in CD, nella parte finale, si possa ascoltare "Ticket to Ride" dei Beatles: ciò è dovuto, probabilmente, a un errore di rimasterizzazione.

Per quanto riguarda la copertina, dopo vari disegni presentati, fu scelto da tutti e quattro i membri quello del prisma, ideato da Storm Thorgerston.







Successo


Nel 2015, l'album è stato definito dalla rivista "Rolling Stones" come uno dei migliori album "progressive".

Una cosa, in ogni caso, è certa: quest'album ha inevitabilmente cambiato il concetto di rock e progressive rock.


Articolo a cura di Azaria Scavuzzo e Martina Pieraccini







lunedì 12 agosto 2019


La nascita di "Stairway to Heaven"         

(versione romanzata)



Headley Grange: ecco qual era l’eremo preferito dai quattro ragazzi inglesi.                                                                                                                                   

L’East Hampshire, da poco nominato ufficialmente come luogo del loro ritiro spirituale, era da sempre situato in quella lingua di terra, in quel preciso spazio, fin da quando se ne ha memoria.                                                                                        


Il vecchio palazzo non faceva eccezioni.                                                                                          


Niente elettricità, niente riscaldamento e niente che permettesse un soggiorno tranquillo: era solo una magione appartenuta a un qualche esponente della nobiltà inglese, abbandonata.                                                                      

Come avevano compreso che lo fosse? Molto semplice: enormi stanze, deserte o poco arredate.                                                                                                                                

E tutto questo, ai quattro musicisti, era più che sufficiente .                                                           

Non avevano bisogno di nient’altro: aule vuote dove poter provare i loro pezzi in santa pace (“qui c’è un’acustica perfetta, ragazzi!”).                                            

Di tanto in tanto, i pochi abitanti nei pressi del palazzo potevano udire gli accordi di una chitarra acustica, o la squillante e forte voce di un giovane.                      

Col senno di poi, oserei dire: mai ritrovo fu più azzeccato di quello… e l’intero mondo lo avrebbe ben presto compreso.

Seduto sul prato bagnato di rugiada antistante l’edifico, uno di quei baldi giovani, un tale Jimmy, era intento a pizzicare le corde della sua sei-corde, mentre una leggera brezza scomponeva la sua rinomata (e amata) cesta di capelli in quella fredda mattina di Ottobre.                                                                                            

Non pensava a niente in particolare, così come non aveva gli occhi puntati su qualcosa di specifico, nei momenti in cui faceva risuonare nell’aria un Do Maggiore o un La Minore.                                                                                             

Ma la sequenza di note che ne seguì fu quasi estranea, per lui.                                        

“Mi chiedo se…”, si alzò all’improvviso, prendendo la chitarra per il collo, e rientrò nel palazzo.                                                                                                                  

Nel mentre, sorrideva.                         

“Jimmy, puoi risuonarla? Ricomincia con quell’arpeggio…”                                                    

Le corde in nylon della chitarra presero a vibrare di nuovo, una a una, mentre nell’aria si definivano i suoni di quella che poteva benissimo essere una ballata medievale.                                                                                                    

Gli occhi di Robert, Jhon e un tale soprannominato Bonzo (non erano ammessi casi di omonimia, nella loronband: anche lui si chiamava Jhon) erano riuniti attorno a quello strumento acustico, che nelle mani di Jimmy diventava come oro.                                                                                               

“Può avere un potenziale, questo pezzo” era il pensiero comune dei quattro, apparso quasi contemporaneamente nelle loro menti.                                                                

“Oh… certo che può”: il pensiero di Robert sembrava il più complesso, mentre scriveva sulla scrivania della propria immaginazione un possibile testo.                                                                                                                                               

D’altronde, era lui, il cantante.                              
Seduto davanti a un tavolo, quella sera, la mano di Robert sembrava aver preso vita propria, ed era come se si stesse muovendo senza il suo consenso.                                                                                                                     

Non gli era mai capitato di ritrovarsi in una tale situazione.                                

Pareva che egli non fosse affatto cosciente di ciò che stesse scrivendo (molti la definiscono come una “scrittura automatica”): fatto sta che, su quel foglio di carta, davanti al fuoco ardente del camino, in una stanza immersa nella penombra, si andavano delineando parole e immagini all’unisono...                                                                                                                              
“There’s a lady who’s sure all that glitters is gold, and she’s buying a stairway to heaven”…                                                                                                                     
“When she gets there she knows, if the stores are all closed, with a word she can get what she came for”…

Chi era quella “lady”? Quali le sue intenzioni? E come sarebbe a dire che stesse comperando una scala per il Paradiso?                                                                      

Tutto ciò, a Robert Plant, Jimmy Page, Jhon Paul Jhones e Jhon “Bonzo” Bonham non era dato sapere, almeno per il momento.                                                      

Di una cosa, tuttavia, erano sicuri: quella canzone sarebbe stata il piatto forte del loro prossimo album, e nonostante il nome della loro band, essi non erano, e mai sarebbero precipitati, come metallo pesante.  




Racconto a cura di Azaria Scavuzzo                                  

giovedì 4 luglio 2019

Greta Van Fleet: la rinascita del Rock...?



Chitarra, basso, batteria, una voce e, magari, anche una tastiera: la classica formazione anni '70 di una rock band che tenta di sfondare nel mondo della musica contemporanea.
Oh voi, che siete cresciuti a pane e Led Zeppelin , vorreste forse il ritorno a un sound più rock, fatto con "veri strumenti" invece di tutta quella "robaccia pop/trap/indie" (tipico tormentone di chi non ha altro dio all'infuori dei Pink Floyd)? 

Se la risposta è sì, allora vi lascio al seguente quesito: cosa ne direste di una band, formata da quattro ragazzi, tutti accomunati da una sfrenata passione per la musica e per i loro strumenti? E se, guarda caso, questi strumenti fossero una chitarra, un basso, una batteria... e una voce che ricorda in modo sbalorditivo (quasi raccapricciante) quella del frontman del "Dirigibile di piombo"?

Ho catturato la vostra attenzione, nevvero...?

Bene. Allora, sappiate che questi giovani sono riuniti sotto un unico nome: Greta Van Fleet!

Eh, già: una band. Una vera e propria rock-band...
Non che si siano totalmente estinte, nell'ultimo decennio (i Rival Sons, gli Highly Suspect e i The Temperance Movement sono un esempio di come questo "raggrupparsi insieme per fare musica" sia ancora vivo, senza dimenticare che anche gruppi già affermati da anni continuano a rivaleggiare con gli altri sfornando ancora album ed EP), ma, in qualche modo, questi ragazzi hanno dato al mondo il messaggio (molto positivo, a mio parere) che si possono fare delle cosucce piuttosto interessanti quando si mettono insieme qualche fill di batteria e vari virtuosismi con la chitarra.

Ma andiamo con calma...


Le origini


Tutto comincia nel 2012, quando i fratelli Kiszka (Josh, Jake e Sam), assieme all'amico batterista Kyle Hauck, decidono di formare un complesso musicale. La scelta del nome è piuttosto curiosa: Greta Van Fleet, infatti, è niente di meno che il nome completo della loro vicina di casa a Frankenmuth, nel Michigan (U.S.A.). 
Dapprima, cominciano a esibirsi nella loro scuola superiore e in vari locali della loro zona (qui potrete trovare una loro cover di "Stairway To Heaven" del 2013), poi, dopo che Kyle lascia il ruolo di batterista a Daniel Wagner (un amico di famiglia), nel 2014 i quattro registrano i loro primi tre singoli: Highway Tune, Cloud Train e Standing On. 
Ponderando varie strategie, la band punta tutto sul primo pezzo, firmando, nel 2017, un contratto con la Lava Records per la realizzazione di un videoclip ufficiale, pubblicato su YouTube il 18 Aprile 2017.

I giovani musicisti, tuttavia, non si fermano qui...



From The Fires


Pochi giorni dopo (il 21 Aprile), i quattro rilasciano il loro primo EP, Black Smoke Rising, per poi passare alla pubblicazione di un "doppio EP", contenente 8 tracce: From The Fires (ascoltalo qui!).

Josh al microfono, Jake alla chitarra, Sam al basso e Wagner alla batteria: è così che i quattro del Michigan si presentano al mondo, con brani dal sapore Hard Rock come il già accennato Highway Tune, Talk On The Street e Safari Song (utilizzato anche nel recente film "Aquaman"), ma senza disdegnare sonorità più soft (come in A Change Is Gonna Come e Flower Power, dove, in quest'ultimo, Sam si destreggia in un eccellente assolo di tastiera). 

La band, tuttavia, in alcuni pezzi sembra distaccarsi dal feeling anni '70: un esempio su tutti è Black Smoke Rising, assieme a Edge Of Darkness, in altre parole gli unici due brani che sembrano veramente introdurci alla loro idea di musica; d'altronde, come hanno affermato in un'intervista, è stato un artista, che non si è fatto certamente conoscere attraverso l'Hard Rock, ad averli ispirati maggiormente e a "far loro prendere la musica sul serio": Bob Dylan.

Anthem Of The Peaceful Army: i Greta alla conquista del mondo


Nel corso del 2018, i Greta annunciano che hanno abbastanza materiale da poter sfornare un album completo: uscirà il 19 Ottobre e recherà il nome di "Anthem Of The Peaceful Army" (ascoltalo qui!).

La band, da quel periodo, sarà impegnata in un tour promozionale e internazionale (sono attesi il 10 Luglio al Sonic Park di Bologna e il 24 Novembre a Milano, concerto rimandato a questa data dal 24 Febbraio a causa delle cattive condizioni di salute del cantante), ricevendo non poche critiche, talvolta pesanti, sulla loro sbalorditiva somiglianza con i Led Zeppelin (Josh canta in falsetto come era solito fare Robert Plant), venendo considerati da alcuni come un vero e proprio "plagio" (qui un articolo di Virgin Radio che raccoglie varie opinioni di artisti famosi sul loro conto).


Passando, ora, ad analizzare l'album, esso si apre con un pezzo dove la parte strumentale si prende la maggior parte della scena (Age Of Man), per poi passare a Cold Wind e al movimentato When The Curtain Falls; vi sono poi Watching Over, Lover Leaver (Taker, Believer), il più dolce You're The One, The New Day, Mountain Of The Sun, Brave New World (personalmente parlando, una delle canzoni che preferisco dell'intero album) e Anthem (la chitarra acustica di Jake rende il tutto un poco più melodico e lontano dai riff concitati degli altri pezzi).



Considerazioni finali

Se nell'EP la band ha voluto introdurci alla loro musica con variazioni di sound, presenti anche nell'album, è con quest'ultimo che, a mio parere, questa band può essere considerata "rock" (When The Curtain Falls e Lover Leaver sono due esempi di spudorata passione per la musica zeppeliniana, senza dimenticare che anche la formazione capitanata da Plant si fosse, a sua volta, ampiamente ispirata a figure i Rolling Stones e Jimi Hendrix, almeno nei primi album).

Per quanto riguarda, invece, l'accusa di plagio rivolta loro da molti critici, affermo che, secondo il mio parere, è controproducente accanirsi contro una band tutto sommato giovane, amanti della "buona musica" e, soprattutto, che si diverte nell'eseguirla: non ha mai fatto male il fatto di ispirarsi ad altre band (in questo articolo, il pensiero dei quattro).                     

E' vero: forse si sono fatti prendere la mano da una sorta di "nostalgia" (ciò si riflette anche negli outfit che indossano nelle loro esibizioni dal vivo) ma non è assolutamente il caso di criticare così aspramente degli artisti che vogliono riproporre un certo tipo di musica, magari rilanciandola ai livelli di un tempo.
Inoltre, è doveroso ammettere che non è l'unico gruppo di questo tipo sulla scena internazionale a riscuotere un certo successo, ma se non si fa altro che parlare dei Greta (nel bene o nel male che sia), probabilmente, un motivo ci sarà...

Trovata commerciale? Forse. Plagio? Si vede che non avete ascoltato l'intera discografia...





Articolo a cura di Azaria Scavuzzo